Dalet

Pronuncia: D.

Esempio: DIN (giudizio).

Il valore numerico (Ghematria) della Dalet e’ 4.

La lettera DALET rappresenta le dimensioni e le relazioni.

La lettera DALET ha la forma di una porta aperta ed il suo nome e’ parente di DELET (porta). La DALET allude anche a DAL (povero), che bussa alla porta chiedendo l'elemosina. Nella esposizione talmudica le lettere GHIMEL-DALET stanno per GMOL DALIM (sii buono con chi ha bisogno) (Shabbat 104a). Come tali esse rappresentano uno dei due principali temi delle mitzvot, cioe’ i doveri dell'uomo verso il prossimo.

La forma della DALET e’ quella di una porta aperta vista di fronte, con l'architrave da destra a sinistra e la porta aperta dal basso verso l'alto. Maharal dice che la DALET, con il suo valore numerico di 4, simboleggia il mondo fisico che si espande nelle quattro direzioni: nord, sud, est e ovest. Anche il mondo metafisico si espande in quattro direzioni: quando il fiume dell'Eden usciva dal Giardino, si estendeva in quattro percorsi (Genesi 2:10). La letteratura Kabbalistica spiega la Creazione dell'universo come un processo nel quale vi sono quattro mondi, che rappresentano stadi differenti di santita’, a partire dallo stadio piu’ alto, quello piu’ vicino a Dio, stadio che e’ oltre la comprensione dell'uomo. I quattro mondi, le cui esatte traduzioni sono probabilmente andate perse, sono: AZILUT (emanazione), BRIYA' (creazione), YEZIRA' (formazione) e ASIYA' (azione).

Perche’ il piede della GHIMEL si estende verso la DALET? Per insegnarci che il GOMEL (benefattore) deve sempre trovare il DAL (bisognoso) ed offrirgli aiuto. Ed il Talmud sostiene: la DALET usata nella Tora’ ha la gamba leggermente inclinata verso la GHIMEL. Cio’ significa che il bisognoso deve rendersi disponibile al GOMEL (benefattore). Pero’ la DALET da la schiena alla GHIMEL. Questo e’ perche’ il bisognoso non deve affrontare il suo benefattore. L'assistenza deve essere data discretamente e con grande tatto per preservare il rispetto di chi riceve. Nella piu’ alta forma di carita’, ne’ il benefattore ne il beneficiario devono conoscere l'identita’ dell'altro (Shabbat 104a) . Nel Tempio c'era una stanza speciale, detta LISHKAT CHASSAIM (la camera del silenzio) in cui poteva entrare chiunque, povero o ricco, ma solo una persona alla volta. Chi poteva, lasciava un contributo al fondo anonimo. Chi aveva bisogno ne prendeva in forma discreta (Shekalim 5:6). Chi dava non sapeva a chi e chi riceveva non spava da chi.

Dividere i propri profitti con i bisognosi preserva la ricchezza di chi dona come il sale preserva il cibo. Il Talmud insegna che se uno vuole preservare ed accrescere i propri possessi, deve costantemente ridurli facendo carita’. (Ketubot 66b)


Il gran ballo delle lettere pensanti

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